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Gab e io

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San Bartolomeo al mare,spettacolo al pizzemporio

lunedì 17 marzo 2008

Ancora l'Hip Hop

ANNI 80 (old school)


Dalla metà anni 80 si formarono i primi gruppi Hip Hop a Roma, a Torino e Genova. Una vivace scena hip-hop nasce e si sviluppa a Torino sopra il marmo del teatro regio dove i primi b-boy iniziarono a brekkare, attorno al breaking si condensa una scena rap ftta di personaggi come The NextOne, Atomic, Lionel, Maurizione, Steu. Queste persone fecero si che molte altre attirate da quest'arte si trovarono in Via Verdi a Torino per poter esprimere tutto il loro potenziale, chi con la danza chi con il rap (Mc Grassopper, Basic Bass, Carry D, Pinzu, Josta, Dilandopa, Maco Mc, il gruppo The Next Level, Thc, tra gli altri).
Nella capitale la cosidetta Old Skool vide Breaking e graffiti tra il centro della capitale ed Ostia. La galleria Colonna (oggi Galleria Sordi) era al centro di un raduno settimanale per b-boys tra cui ricordiamo: Mc Shark, Dj Chino, Ice One e Dok.Frank e Crash Kid (Massimo Colonna). Afrika Bambaataa fece il suo primo concerto italiano a Roma nel 1985 al mitico locale del Piper supportato da Dok.Frank e Dj Chino.
Jovanotti (alias Lorenzo Cherubini), che a Roma ha conosciuto questo genere, nel 1987 incide il suo primo disco: Jovanotti for President. Non si può assolutamente parlare di un lavoro Hip hop, ma i testi sono interpretati "rappando" in inglese con contenuti volutamente leggeri e faziosi, che conferiranno a Jovanotti quell'etichetta di "eterno ragazzino" che ancora oggi lo marchia. Naturalmente niente a che vedere con l'Hip Hop di allora che già trattava tematiche sociali della New York pericolosa degli anni '80 come "The Message" e "New York New York" di Grandmaster Flash and the Furious Five. Jovanotti con "La mia moto" (e poi nel 1990 con "Giovani Jovanotti") abbandona in buona parte il corso iniziato l'anno precedente, sebbene "Il capo della banda" si possa considerare il primo rap cantato in Italiano a scalare le classifiche. Quando rientrerà in scena con un disco hip hop nel 1991, sarà già parte di un fenomeno leggermente più vasto, ed in espansione. Il personaggio Jovanotti non veniva tenuto in alta considerazione nell'ambiente hip hop, rappresentava infatti il tipico prodotto nazional-popolare, che cercava di ricopiare talvolta in maniera grossolana mode ed attegiamenti di oltreoceano sul vecchio stampo di "Tu vuò fà l'americano" del compianto Renato Carosone. Successivamente gli venne riconosciuto un ruolo di "rompi-pista" per l'Hip Hop in Italia, in realtà si può dire che Jovanotti fece s' che una forma di espressione già presente sul suolo italiano spesso in ben altra veste, fosse conosciuta da quello che viene definito "grande pubblico", ovvero il pubblico generalista abituato a ben altro tipo di musica come ad esempio la canzone popolare italiana. I rapper di allora rappavano prevalentemente in inglese testi propri sui modelli newyorkesi. L'italiano non veniva infatti usato, a favore della lingua madre di questo genere musicale. I membri della Old Skool fecero comunque da apripista a una sensiblità verso l'hip hop, erano comunque fuori dal giro della musica cosiddetta "commerciale".


ANNI 90


All'inizio degli anni novanta si muovon i rapper delle "posse", termine inglese che significa "gruppo", attivisti legati alla visione sociale politicizzata e di rivendicazione di diritti. Il movimento si sviluppò essenzialmente nell'ambito dei centri sociali e delle case occupate, che svilupparono la loro tradizionale attitudine immediata per poter esprimere le proprie opinioni e diffonderle.
Si potrebbero affermare due realtà completamente distinte per il rap italiano. Nella prima si hanno rapper e crew strumentalizzati dal fattore economico e molto spesso criticati dalla scena "Underground" (ossia la non commerciale) per il semplice fatto che, andando a colpire un certo tipo di "ascoltatori", la scena commerciale (parolone grosso per un genere come questo) propone sonorità e rime che sanno di già noto o banale, nonché più orecchiabili per il grande pubblico, senza perciò creare niente di nuovo: semplicemente attenendosi ai canoni dati dallo stereotipo di MC (rapper).
Alla scena commerciale, si contrappone la sopracitata sub-urbana o antagonista, e le differenze non sono poche. Contrariamente al rap che mira all'incasso, l'Underground sottolinea le varie sfumature che assume questo genere per lo stile di ogni mc, richiedendo più attenzione nell'ascolto dell'album o della singola canzone e proponendo, o per lo meno cercando di proporre, qualcosa di nuovo nell'ambiente e, per pochi, nel rap in generale. Per farla breve la scena sub-urbana cerca, e probabilmente riesce, a dare il posto a produzioni più accurate, dove non basta più inventare qualche rima su una base qualsiasi ma è fondamentale la ricerca di uno "stile" (in molti casi, la ricerca dello stile sarà a scapito dei contenuti).
Probabilmente, pur essendoci, non era così drastica la distinzione fra le due realtà quando "Batti il tuo tempo", col quale l'Onda Rossa Posse di Roma invitava a combattere la disinformazione imperante a colpi di rap, comincia a far indossare pantaloni larghi ai giovani, o quando, nel 1992 gli Aeroplanitaliani portano al Festival di San Remo un brano dal titolo "Zitti Zitti (Il silenzio è d'oro)" che sfonda il muro dell'underground e si fa notare per una interpretazione sul palco del Teatro Ariston in cui un prolungato silenzio di 30 secondi, paradossalmente è ciò che fa più scalpore in quell'anno o ancora quando, nel periodo molto prolifico che ne segue Frankie HI-NRG MC e Assalti Frontali, tuttora in circolazione, riescono a emergere. Ovviamente il sound di quegli anni, molto semplice, fu completamente abbandonato quando cominciarono a farsi notare nell'ambiente rappresentanti del genere come OTR, Porzione Massiccia Crew, Bassi Maestro al Nord, Sangue Misto, Colle Der Fomento e Lou X con C.U.B.A. Cabbal al Centro, La Famiglia al Sud, ognuno con un proprio stile e un proprio modo di fare rap. Senza dubbio fra i citati i maggiori esponenti sono il percursore Lou X e i Sangue Misto che con l'album SxM (ritenuto il migliore album di hip hop made in Italy) segnano l'epoca. Il punto di forza della crew fu il rappresentare il rap in modo davvero eccezionale, con basi cupe e acide e metrica incredibile.
Anche Adriano Celentano nel 1994 saltò sulla carovana in corsa della scena rap in pieno sviluppo, con il disco Quel punto, in cui rivendicava la paternità del rap italiano grazie alla sua Prisencolinensinainciusol, datata 1973, in cui effettivamente si poteva intravvedere una certa attenzione dell'autore alla scena Americana, che proprio in quegli anni dava i natali all'Hip Hop.



LA "GOLDEN AGE"


Comincia così quello che viene definita la "golden age" del rap italiano. Uno dei protagonisti dell'età d'oro è Joe Cassano aka Johnny Jab, rapper cresciuto musicalmente tra New York e varie crew italiane, tra cui Bologna. Con l'album Dio Lodato del 1999, postumo alla sua morte per arresto cardiaco (1999), Joe raggiunge l'apice per flow e rime del rap italiano. Quest'opera, che comprende la maggior parte delle composizioni di Joe, è uno degli album centrali della golden age, segnato da pezzi quali Dio Lodato per sta chance... , Gli Occhi della Strada e Nocche Dure. Altri personaggi importanti di quest'epoca sono indubbiamente Neffa, Dj Gruff, Kaos One con uno stile aggressivo e graffiante, Esa, Deda e più in generale i Messaggeri Della Dopa, supercollettivo che dà vita all'associazione culturale Zona Dopa. Con la Zona si promuovono tantissime manifestazioni e jam in tutta Italia e tutt'ora attiva.
Vengono pubblicati in quel periodo dischi considerati classici, quali Fastidio di Kaos, Contro gli estimatori di Bassi Maestro, Novecinquanta di Fritz Da Cat' o Neffa & I Messaggeri Della Dopa di Neffa, che riscuote un buon successo a livello commerciale grazie al singolo Aspettando Il Sole,sindrome di fine millennio degli uomini di mare . Di quegli anni è anche l'esplosione degli Articolo 31 e i Gemelli Diversi, spesso criticati e considerati fuori da questa ondata perché troppo "commerciali", e portatori di messaggi spesso disimpegnati. Oltre i Messaggeri non vanno dimenticati per i loro contributi i già citati OTR, capeggiati da Esa, La Pina e Polare. La crew stabilisce contatti con gruppi internazionali, come la CNN Crew di Bruxelles, formando il team La Connessione. Da non dimenticare poi personaggi come Dj Double S, dj, o Speaker Deemo, grafico.
Questo periodo, tuttavia, segna per l'hip hop italiano (nonostante una finalmente raggiunta ampia diffusione al pubblico di massa), un grande disimpegno nei contenuti. Sono infatti di questo periodo i brani tanto di successo quanto futili negli argomenti. Nei testi di questo periodo, infatti, si esaltava la droga senza argomentarne i motivi, ci si azzuffava tra artisti dello stesso genere a colpi di dischi o si facevano rime quasi no-sense. In questo periodo insomma, vi è stato il completo distacco dalla linea precedente (periodo delle posse), in cui il linguaggio nelle rime era argomento primario per il genere.

LE GUERRE IN RIMA DAGLI ANNI 90 AD OGGI

La scena hip hop italiana degli anni novanta si è caratterizzata per alcune polemiche interne allo stesso genere musicale che hanno solo in parte una connessione con le cosiddette beef tipiche dell'hip hop statunitense. La prima di queste grosse polemiche è riferita alla contrapposizione delle due idee di hip hop presenti in Italia ad inizio del decennio ovvero quella del "muretto" e quella del "centro sociale": il risultato storico della contrapposizione fu un progressivo accostamento delle due filosofie, tanto da fondersi oggi in una musica hip hop capace di argomenti di rilevanza sociale mescolati a temi emozionali, il tutto costruito con rime dalla tecnica evoluta su basi in alcuni casi talmente curate da interessare persino gli artisti di oltreoceano.
La seconda faida interna, seppure con toni velati, è quella che opponeva ed oppone gli artisti ritenuti "commerciali" da quelli che continuano a percorrere la strada dell'autoproduzione e della auto-distribuzione. Per cui vi era una vera e propria guerra a colpi di CD tra gli artisti underground e quelli ritenuti commerciali. Dj Gruff, ha dedicato diversi brani ormai storici nel tentativo di screditare gli Articolo 31 e i Sottotono. Anche i sardi La Fossa non sono da meno. Vi era un botta e risposta anche abbastanza crudo tra le band, tale pratica oggi trova un minor riscontro anche se non è del tutto sparita.


LA SCENA ATTUALE

L'hip hop italiano odierno è divisibile in 3 categorie:
L'hip hop underground classico, è caratterizzato da rime e stili piuttosto complicate ed elaborate, ma da contenuti più leggeri nei testi, come ad esempio la vita di strada, le proprie capacità, l'amore per la cultura hip hop, le narrazioni quotidiane, spesso anche con elevato livello di crudezza nel linguaggio. Precursori di questa categoria possono essere Piotta, Colle der Fomento, Dj Gruff, Cor Veleno, Dj Lugi, Kaos One, Bassi Maestro, Club Dogo, Co'Sang, Noyz Narcos ecc..
L'Hip hop di massa, propone argomenti e tecniche espressive semplici, oltre che basi musicali accattivanti tali da poter essere orecchiabili dal grande pubblico. In questa categoria si possono collocare artisti come i Sottotono, Gemelli Diversi, Articolo 31, ecc. - per ciò che riguarda la scena di "ieri" - Fabri Fibra, Amir, Mondo Marcio - Per la scena attuale.
Infine c'è la categoria underground "impegnata" nella quale vi si possono collocare quei rapper che trattano di argomenti legati alle vicende politiche e/o sociali (dalla mafia, alla droga, alla politica ecc...), o di temi legati alla realtà quotidiana. Essi sono in buona sostanza gli eredi delle posse, sebbene vi sia un netto miglioramento della tecnica lasciata un tempo in secondo piano rispetto ai contenuti (Villa Ada Posse, 99 posse, Salento posse, Assalti Frontali ecc...) e sono artisti come Frankie Hi-NRG MC, Jovanotti, Inoki, Lou X,ecc...
Dopo un periodo di stanchezza che va dal 2000 al 2002 la scena italiana si risveglia con alcune produzioni notevoli: in primis va ricordato Alla Corte De Lo Governatore di C.U.B.A. Cabbal del 2001, L'Alba dei La Crème, datato 2002, che riesce a vendere bene nonostante la quasi morte del rap italico; 5° Dan di Inoki e della PMC di Bologna; Mi Fist dei milanesi Club Dogo, scossone definitivo che rientra nella lista dei classici del nuovo millennio. I titoli non si fermano qui e i restanti costituiscono quella che viene definita la nuova era dell'hip hop tricolore.
L'impatto del parlato e delle relative rime spesso si coniuga con la cultura popolare e viene filtrato dai diversi dialetti della penisola, favorendo la divulgazione di realtà regionali e l'evoluzione complessiva dello stile italiano, evidente in produzioni come quelle dei Co'Sang, Clementino e La Famiglia di Napoli o i pugliesi Pooglia Tribe.
Nonostante l'Italia rimanga salda nell'underground il mercato dei dischi, capeggiato da etichette indipendenti come la Portafoglio Lainz o la Vibrarecords, dà comunque dei risultati. E nel 2006 diversi MCs riescono ad ottenere un contratto discografico con delle majors: Mondo Marcio, giovane rapper milanese, firma per la EMI, Fabri Fibra, apprezzato e contestato artista di Senigallia, con la Universal, i romani Cor Veleno per la H2O Music (primi artisti italiani a sfruttare la musica formato digitale) ed Amir per la Virgin Records. Alcuni video indipendenti, come quello di Una Volta Sola del Club Dogo, riescono ad arrivare su emittenti come All Music o MTV e guadagnare discrete posizioni nelle classifiche. La scena si spinge anche molto al sud, dove rappers sconosciuti come Thug Team a Lecce e Master Ice in Basilicata, insieme a molti rappers in Sicilia, come Stokka & Madbuddy e Othello e Clementino a Napoli, vincitore del contest di freestyle nazionale 2thebeat 2006.

domenica 21 ottobre 2007

HIP HOP HISTORY

L'Hip-Hop è nato più o meno nel 1970,tutti i media lo avevano giudicato solo una moda passeggera...oggi, 2007 l'Hip-Hop esiste e devasta!!!Tutto è nato negli U.S.A miscela esplosiva di Blak-music, soul, funk e R&B(Rhythm and Blues);l'Hip-Hop in poco tempo si è letteralmente espanso in tutto il mondo, chiaramente ogni nazione l'ha reso suo, cercando di adattare il tutto al loro stile di vita


Le persone che seguono questa cultura si chiamano Rapper e vengono identificati da un nome standard: i ragazzi sono i così detti "B-BOY" e le ragazze le "FLY".




Tutto ha avuto inizio dal breaking, ovvero doveva esserci qualcuno che faceva basi per poter far ballare il breaker, è da questa necessità è natoil Dj, subito dopo si è sviluppata anche la figura dell'Mc, ovvero colui che canta sulle basi; l'unico "personaggio" forse indipendente è il Writer, cioè colui che disegna.





La cultura dell'Hip Hop è variegata: comprende l'amore per la musica ritmata dal d.j.attraverso lo scratch, il cut e il rap, per gli sports "da strada" quali lo skate boarding, per l'arte metropolitana del graffitismo, per la break dance.Principalmente l'Hip-Hop ha due grandi divisioni la East-coast e la West-coast.La costa est è caratterizzata dal casino, la musica e molto più "grezza", I b-boy hanno una mente completamente diversa dai loro compagni della W-coast,hanno molti più problemi e casini.Principalmente i b-boy della E-coast sono più poveri, non lo fanno per soldi, e anche se ne hanno non li mettono in mostra.La West-coast è molto diversa,La musica è molto più melodica, e la gente è molto più tarnquilla. Esaltano la ricchezza, si mettono in mostra con macchinoni, catene d'oro,denti d'oro e anelli tempestati di diamanti.In Italia è apprezzata di gran lunga la East-Coast.L'Hip-Hop è formato da 4 elementi: Mcing, il Djing, il Writing e il Breaking; ognuno completa l'altro e tutti assieme formano il vero Hip-Hop, quello che spakka di brutto per intenderci.Parola chiave del Hip Hop è "free style", ovvero l'arte dell'improvvisazione,non come mancanza totale di regole,ma come interpretazione soggettiva ed originale delle regole stesse.






Così come nel rap si improvvisa su una base musicale fissa, nell'abbigliamento nascono infinite variazioni su una regola-base, conseguenza diretta dello stile di vita di questa cultura: la comodità. Il basic wear è rappresentato da pantaloni over-size, cappelli da marinaio,boots indistruttibili, T-shirt sportive, scarpe e tute da ginnastica personalizzate con scritte,tags e pops (cioè con disegni tipici del graffitismo). Tutto ciò’ non fa solo parte della così detta moda rap, ma ogni singolo indumento ha un ruolo ben preciso nella cultura hip hop; come si può’ notare tutti i più famosi rapper non usano il proprio nome, ma utilizzano uno "street-name" per mantenersi in incognito tra le gente.L’esigenza di non essere riconosciti, parte dal ruolo del Writer, che, dipingendo illegalmente sui muri, usava vestire comodo: i vestiti larghi, le tute e le scarpe da ginnastica,erano utili (e lo sono tuttora) per correre liberamente quando venivano scoperti mentre imbrattavano i muri; gli occhiali scuri, molto grandi e i cappelli portati bassi sulla fronte,per evitare di essere riconosciuti nella notte. infatti è proprio la notte che accompagna gli artisti delle tele metropolitane, quando tutti dormono loro entrano in azione armati di vernice spray e…fantasia.



I b-boy e le fly, sono gente comune, nessuno ha tendenze megalomane; scrivere sui muri non ha lo scopo di mettere in mostra la propria persona , ne tanto meno lo si fa per farsi conoscere, viene avvertito come un bisogno di diffondere questa cultura, di sfogare le proprie energie con pennarelli o bombole di colore. Tutto questo lo si fa solo per se stessi, gli altri possono giudicare, ammirare o disprezzare, ma non potranno mai privarli della libertà!

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